le bevande vegetali

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Nonostante molte persone identifichino questa categoria come latte vegetale, in realtà la denominazione ‘latte’ è legalmente riconosciuta esclusivamente per quello animale e per quello di mandorla e di cocco che sono gli unici vegetali a poter essere chiamati tali.

Le bevande vegetali sono leggere e versatili. In presenza di intolleranza e/o allergia, possono essere utilizzate nelle preparazioni dolci e salate in totale sostituzione del latte vaccino con il quale non hanno nulla in comune se non il contenuto di acqua che rappresenta anche qui l’ingrediente principale.

Dal punto di vista nutrizionale, sono privi di colesterolo, hanno un basso apporto proteico, minerale e vitaminico. Contengono grassi polinsaturi e monoinsaturi con piccole differenze nei diversi tipi.

l procedimento di produzione è molto semplice e consiste nella macinazione del seme, la cottura della farina ottenuta  in acqua e la successiva filtrazione. La macinazione permette di ottenere uno sfarinato molto fine che si solubilizza con facilità, mentre la cottura determina un miglioramento del sapore, un abbassamento della carica batterica e una migliore digeribilità; infine, la filtrazione allontana la fibra (quella di soia è chiamata okara) e tutto ciò che non è solubile che tenderebbe a depositarsi sul fondo della confezione.

Per conferire il carattere dolce senza aggiungere dolcificanti si ricorre a speciali enzimi (gluco-amilasi e alfa-amilasi) inseriti a fine cottura che determinano la trasformazione dell’amido in zuccheri semplici e più dolci, maltosio e destrine.

Ed è proprio per questo motivo che in casa è difficile ottenere un prodotto identico.s Questo non significa che sia di qualità inferiore, anzi, il fatto di essere bianco e meno dolce significa che contiene ancora zuccheri caratterizzati da un indice glicemico minore (saziano più a lungo). Poi si può sempre dolcificare a parte con del buon malto.

In ogni caso, indipendentemente da questo, il procedimento di produzione casalingo è paragonabile a quello industriale e consiste anch’esso nella cottura in acqua del prodotto desiderato e nella successiva frullata (sempre nell’acqua di cottura) ed infine nella filtrazione con un colino o una tela di lino.

Nella produzione casalinga si utilizzano solitamente circa 80-100g di prodotto, precedentemente messo in ammollo, per ottenere 1-1,2 litri di bevanda vegetale.

Se si decide invece di comprarlo è opportuno avere la consapevolezza dei parametri di giudizio più importanti. Non ci sono disposizioni di legge che prevedono la quantità minima di cereale per bevanda che però per legge deve essere dichiarata sull’etichetta. Non c’è dubbio che sia meglio comprare quello con il contenuto maggiore che nel riso ad esempio è 12-17%. Prestare attenzione a questo parametro è fondamentale, perché molti si fanno abbagliare dal prezzo più basso per poi ritrovarsi con un latte in cui la materia prima è presente al 5%, significa che si è comprata dell’acqua leggermente insaporita.

E’ da segnalare che le bevande prodotte in Italia contengono mediamente più cereali, avendo così un sapore più deciso.

Evitare quelli addizionati di aromi, coloranti e addensanti di dubbia qualità, evitare anche quelli con zucchero aggiunto: aumentano eccessivamente l’appetibilità, l’apporto calorico e determinano un profilo nutrizionale minore. Ricordarsi che lo zucchero, anche se di canna (sempre che non si tratti di quelli veramente integrali), è caratterizzato da calorie vuote, ovvero calorie prive di vitamine e sali minerali necessari alla sua assimilazione. Questo non consente di assimilare lo zucchero senza di esse ma “saccheggia” i depositi del nostro organismo.

Ecco le bevande vegetali che troviamo in vendita:

avena

farro

kamut

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amaranto |senza glutine

grano saraceno |senza glutine

quinoa |senza glutine

riso |senza glutine

soia |senza glutine

miglio |senza glutine

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latte di mandorla |senza glutine

latte di cocco |senza glutine